IL CARDELLINO BRUNO

Vidi, per la prima volta, un cardellino bruno circa otto anni fa, in Belgio. Seppi che li, qualcuno ne aveva fissata la mutazione, ma non ebbi riscontro della notizia, né gli anni successivi ebbi modo di rivedere il soggetto che conoscevo o altri frutto di riproduzione.
Tre anni dopo m'imbattei in un altro soggetto, questa volta in Italia. Era una ọ di cattura, già adulta di qualche anno e la portava, in occasione della mostra di Reggio Emilia, un allevatore di Cosenza per cederla a Gregorutti. Paolo mi chiamò per mostrarmela e conoscere il mio pensiero in merito; sul primo momento avevo qualche dubbio che il soggetto potesse essere stato "trattato", ma da un esame più attento si convinse che l'uccello era proprio una cardellina bruna.
Aveva solo un problema, l'età e perciò  confidammo nella "buona stella" affinché potesse riprodursi.
Durante la successiva stagione cove nacquero, in quel di Fusine, i primi maschi portatori, poi, l'anno dopo, le prime due femmine brune. Il gioco era fatto.
L’estate scorsa venivo io in possesso di due femmine brune di cattura; erano giovani dell'anno, forse figlie della stessa coppia, ma di nidiate diverse. Una, infatti, aveva già mutato in parte il piumaggio, l'altra ancora con quello giovanile.
Entrambi i soggetti erano più chiari di tutti quelli prodotti da Paolo: forse per l'alimentazione naturale o forse per il caldo sole del sud. Ora tutte due sono in casa Gregorutti per rinsanguare e rinforzare il suo ceppo e credo che ormai la mutazione bruna, come anche la pastello e l'agata, sia una realtà stabile. Confidiamo nel futuro.
Uno sguardo alle caratteristiche fenotipiche. Il cardellino bruno presenta la trasformazione della eumelanina nera in bruna e la parziale riduzione della feomelanina bruna. Le penne delle ali e della coda e le piume della nuca, nere nel tipo ancestrale, diventano di un bruno molto scuro, a volte testa di moro. Il dorso ed il petto di un bruno più chiaro e più caldo che nel tipo base. Iride bruna, becco e zampe carnicine, unghie chiare. I pigmenti rosso e giallo non subiscono modificazioni. Anche in questo caso la mutazione è più esaltata nei maschi che nelle femmine. I pullus nascono con piumino più chiaro degli ancestrali e l'iride, bruno-rossiccia, risalta più che negli adulti. Col passare dei giorni si scurisce finché, pur restando bruna, la si nota di meno.
Dal punto di vista genetico la mutazione bruna, anche nel cardellino, è molto importante per le potenzialità che racchiude; da essa, infatti, unita alla mutazione agata, può ottenersi la stupenda isabella che, come avremo modo di vedere in seguito, in questa specie con il rosso della fronte ed il giallo dell'ala, si esalta ancora maggiormente. Per ora, però, conviene continuare a produrre soggetti omozigoti per arricchire e migliorare il ceppo e successivamente intraprendere altre strade.
Ritengo che il modo migliore per ottenere validi e tipici soggetti sia quello di accoppiare tra loro due bruni, ma attenzione a non creare prole con eccessiva consanguineità. E’ opportuno introdurre ogni anno nella linea di sangue soggetti esterni, meglio se di cattura.
Il fattore bruno, nel cardellino, è un fattore legato al sesso per cui, accoppiando un maschio bruno con ọọ ancestrali si ottengono tutte le ọọ brune e tutti i maschi ancestrali portatori. Viceversa dall'unione di un maschio ancestrale con femmine brune, i figli saranno tutti ancestrali, i maschi portatori di bruno.
Come nel canarino anche nel cardellino l'accoppiamento tra un soggetto bruno ed un soggetto agata darà, per il crossing-over, figli maschi ancestrali; questi saranno tutti passpartout.
Termino con una considerazione: so che l'amico Paolo sta inserendo i fattori bruno ed agata nel cardellino siberiano (carduelis maior); credo che l'idea sia stata veramente opportuna in quanto ritengo che la massima espressione di questi fattori mutanti la si possa apprezzare proprio nei soggetti "maggiorati"!!!

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